Quando eravamo lupi by Charlotte Mcconaghy

autore:Charlotte Mcconaghy [Mcconaghy, Charlotte]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Piemme
pubblicato: 2025-02-27T12:00:00+00:00

16

È stato solo un anno dopo l’incidente con Gus, più o meno. Ero in ritardo per l’appuntamento con Aggie, che non mancò di farmelo pesare. «Di tutti i giorni possibili» continuava a dire mentre mi metteva il rossetto sulle labbra e mi spingeva lungo la strada.

«Quali giorni?» chiesi, ma lei continuava a spingermi. Indossava un abitino di maglia che la faceva apparire magra e con gambe lunghissime, e si era tagliata i capelli in un caschetto corto ed elegante, che le arrivava all’altezza dei grandi occhi truccati. Era bellissima e dolorosamente chic, anni luce dalle ragazze che eravamo nella foresta. «Aspetta, dove stiamo andando?» chiesi.

Aggie si limitò a sorridere. E mi trascinò nell’ufficio anagrafe dove registravano nascite, morti e matrimoni.

James, il cugino di Gus, era lì come secondo testimone. Non erano fratelli ma avrebbero potuto esserlo, si somigliavano in maniera impressionante, anche se James era una versione leggermente più bassa, leggermente più magra, leggermente meno bella del cugino più anziano. Tra noi quattro scherzavamo spesso dicendo che se io e lui ci fossimo innamorati sarebbe stato molto più facile per tutti. Semplicemente perfetto, come l’ultima tessera di un puzzle.

James mi sorrideva mentre Gus e Aggie si sposavano. Mi sforzai. di ricambiare il sorriso. Credo di averlo fatto, Ma tutto il sangue era defluito da me e avevo la netta sensazione di essere sul punto di vomitare.

Dopo andammo a mangiare ravioli cinesi. Più che un ristorante era un bar, con pareti nere coperte di graffiti, fioche luci rosse e intimi separé di velluto. Gus e James bevevano Fireball, perché era quello che bevevano sempre. Io e Aggie odiavamo quella roba ma lei era così allegra che ne bevve un paio. Incredibile la sintonia che c’era fra lei e Gus; quando erano insieme diventavano vivi, era evidente l’incantesimo che gettavano uno sull’altra. Lui le teneva la mano, sul piano del tavolo e, dato che stavo guardando, teneva anche la mia.

Dovetti distogliere gli occhi da quel contatto perché non era mio, non era per me. Ero solo una ladra.

Andai in bagno a sciacquarmi la faccia con l’acqua fredda. Entrò anche Aggie e si sedette sul lavandino, anche se era bagnato. «Forza, sputa l’osso» disse.

Scossi la testa.

«Non devi preoccuparti» mi disse. «Me lo rigiro come voglio.»

«Buon per te.»

«Che problema c’è?»

«Nessuno.»

«Piantala, Inti.»

Guardai il suo riflesso nello specchio. «Cosa stai facendo?»

Incrociò le braccia.

«Cosa significa?» continuai. «Che cazzo significa?»

«Datti una calmata.»

«Cosa vuoi dimostrare?»

«Niente! Perché sei così arrabbiata?»

«Perché mi hai trascinata là di punto in bianco e non hai invitato mamma perché sai che l’avrebbe detestato e sai che stai facendo tutto di corsa e tutto questo mi fa pensare che tu abbia perso il controllo, in questo momento.»

«Che c’è di male a perdere il controllo?»

«Ti fai del male».

Mi fissò negli occhi. «Credevi che un giorno si sarebbe messo con te?»

Rimasi senza fiato. Un promemoria di come lei sapesse prendere fuoco come un fiammifero. Mi avvicinai a lei e le presi la faccia fra le mani. «No, scema. Sei una forza della natura. Nessuno preferirebbe me a te.»

«Smettila, Inti» sbottò lei allontanandomi le mani.

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